No: questo non è un testo concernente la storia della BMW M5. Di quelli, ve ne sono un’infinità. Questo è il resoconto di una giornata trascorsa guidando, una dopo l’altra, le prime quattro generazioni della leggendaria super-berlina bavarese, per comprendere cosa significa guidarne una oggi.
Per comprendere appieno un’automobile presente da molte decadi sul mercato, a volte occorre volgere lo sguardo al passato. Mettersi al volante delle prime quattro generazioni della M5 ci ha permesso di (ri)scoprire il cuore della sua filosofia e come questa sia evoluta negli anni. Sfatando anche alcuni falsi miti.
Lanciata nel 1986, la E28 è stata il primo capitolo della storia della M5. Concepita per una clientela esigente che desiderava prestazioni elevate abbinate alla praticità di una berlina, la E28 era equipaggiata con un motore a sei cilindri in linea da 286 CV mutuato dalla M635CSi, che le permetteva di toccare la ragguardevole velocità massima di 245 km/h. Prestazioni che, a livello estetico, erano nascoste da linee sobrie, quasi anonime, con pochissimi dettagli che permettevano di riconoscerla dalle normali Serie 5. Ne furono prodotti 2'241 esemplari.
Salire a bordo della prima M5 è come viaggiare nel tempo. Gli interni, che richiamano altre BMW degli anni '80, offrono una plancia orientata verso il conducente, dettagli ergonomici sorprendenti per l’epoca e persino accessori avanzati come il sedile regolabile elettricamente, poggiatesta compreso. Chi ha una certa familiarità con le BMW dell’epoca (per esempio con l’E30) non faticherà a trovarsi a casa.
I sei cilindri ci mettono un po’ più del dovuto a mettersi in moto, per poi assestarsi ad un minimo piuttosto irregolare, ma a briglie sciolte regala una progressione entusiasmante: sopra i 3'000 giri spinge con una forza sorprendente, accompagnata dalla caratteristica colonna sonora dei sei cilindri in linea BMW che si intensifica fino alla zona rossa a 6'500 giri/min, avvicinando il corpo al sedile con un’energia maggiore rispetto a quella che ci si potrebbe aspettare da una vettura di quest’epoca e potenza.
Ma il bello inizia tra le curve, perché la prima M5 trasmette da subito una bella sensazione di compattezza e leggerezza (pesa 1'430 kg), e te la senti subito cucita addosso anche per la sorprendente precisione con cui puoi disegnare le traiettorie. Alzando il ritmo inizi letteralmente a danzare in punta di piedi tra una curva e l’altra, nonostante una gommatura tutt’altro che sportiva o generosa.
Ma le reazioni genuine e prevedibili ti invitano a incalzare ulteriormente il ritmo e a sfruttare appieno il motore, anche nelle curve da terza piena e con l’asfalto bagnato, nonostante l’assenza di qualsivoglia controllo elettronico. Questo perché, qualunque cosa accada, al volante della E28 tutto appare intuitivo e progressivo, con una “lentezza” ormai sconosciuta se paragonata alla prorompenza delle vetture moderne. Certo, bisogna lavorare tanto con pedali, sterzo e una leva del cambio dagli innesti particolarmente lunghi, ma è una sensazione di guida riassumibile in una parola: autenticità.
Presentata nel 1988, la M5 E34 rappresenta la piena maturità del progetto M5, tanto che nel 1992 fu presentata per la prima volta anche una variante con carrozzeria famigliare (Touring). Fin dall'inizio la M5 Touring fu equipaggiata con il più potente motore a sei cilindri in linea da 3,8 litri forte di 340 CV, mentre la versione berlina era inizialmente disponibile (dal 1988 al 1992) con un 3,6 litri da 315 cv.
Molto meno rustica ed estremamente più “moderna” rispetto alla E28, al volante della E34 ciò che colpisce maggiormente sono il comfort e la souplesse, tanto che nei primi chilometri si potrebbe quasi pensare di essere a bordo di una Serie 7 anziché di una M5. L’assorbimento delle asperità è eccezionale e il motore risponde docilmente anche a bassi regimi, acquisendo grinta solo avvicinandosi ai 7'000 giri/min., pur preservando sempre un certo aplomb.
In curva, la E34 si dimostra equilibrata e prevedibile. Lo sterzo, pur non particolarmente pronto per gli standard attuali, offre una buona armonia con l’assetto, rendendo facili e gestibili eventuali sovrasterzi, prevedibilità che consente di esplorare i limiti dell’auto senza mai sentirsi sopraffatti, mentre il rollio è particolarmente contenuto per un veicolo di quest’epoca.
La E34 M5 non è pensata per aggredire la pista, ma per coprire lunghi tratti a velocità elevate con il massimo comfort, regalando all’occasione qualche soddisfazione se guidata tra le curve, nel segno di elevate prestazioni espresse con discreta sobrietà. Ne furono prodotti oltre 11'000 esemplari, di cui soli 891 con carrozzeria Touring, fatto che la rende una tra le BMW “storiche” più rare e ricercate.
Presentata nel 1997, la E39 portò la BMW M5 in una nuova era, diventando la prima della serie a montare un motore V8. Con i suoi 400 CV e un'accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 5,3 secondi, questa generazione stabilì nuovi standard per le berline sportive. Nonostante l’aumento delle prestazioni, la E39 conservava un’estetica sobria ed elegante.
L’abitacolo della E39 appare ancora oggi ben costruito e progettato per durare nel tempo. I materiali di alta qualità si combinano con una disposizione funzionale degli strumenti, mentre i primi accenni di tecnologia moderna, come il navigatore integrato, offrono un assaggio delle innovazioni che avrebbero poi caratterizzato le M5 successive.
In movimento, il V8 si distingue per la sua erogazione fluida e progressiva, con una tonalità baritonale. Nonostante i 400 CV, la potenza è gestibile e mai intimidatoria, grazie a una precisa trasmissione manuale a sei rapporti che enfatizza il coinvolgimento del guidatore.
Ciò che rende unica la E39 è il suo equilibrio tra performance e comfort. Le sospensioni ben tarate (e prive di qualsiasi regolazione elettronica) assorbono le irregolarità del manto stradale, mentre il comportamento rimane prevedibile e armonioso. Anche in caso di sovrasterzo, il comportamento dell’auto è facilmente controllabile, regalando fiducia anche al limite. Lo sterzo, basato su un sistema a ricircolo di sfere, pecca in comunicatività e prontezza, ma risulta comunque preciso alle alte velocità.
La terza generazione della M5 rappresenta un punto di riferimento per le "super-berline" e può essere considerata l’emblema di un’epoca in cui il piacere di guida era al centro del progetto, offrendo un’esperienza analogica che rimane attuale e coinvolgente. Non stupisce che, all’epoca, fu un successo con ben 20'482 esemplari venduti.
Presentata nel 2004, la quarta generazione della M5 viene sempre ricordata per essere stata dotata di un iconico motore a 10 cilindri da 5 litri con 507 CV e un regime massimo che superava gli 8.000 giri/min. Fu anche la prima M5 a introdurre il cambio elettroattuato SMG, un elemento che, però, divise gli animi.
Entrare nella E60 significa immergersi in un abitacolo dal sapore decisamente più contemporaneo rispetto alle generazioni che l’hanno preceduta, enfatizzato dalla presenza del sistema iDrive e da numerosi comandi elettronici, tra cui quelli per la regolazione della potenza, dell’assetto e del cambio.
In marcia, il V10 si dimostra sorprendentemente docile ai bassi regimi, permettendo una guida rilassata. Tuttavia, premendo l’acceleratore, la spinta cresce progressivamente, accompagnata da un timbro inconfondibile, benché molto più silenzioso di quanto ci si possa aspettare. Anche le prestazioni, tenendo conto della potenza, non appaiono esorbitanti. La colpa è forse imputabile al cambio SMG, che benché rappresentasse una soluzione avanguardistica all’epoca, oggi le interruzioni di spinta tra un rapporto e l’altro risultano poco fluide, rompendo il ritmo della guida e togliendo un po’ di coinvolgimento.
Sempre contraddistinta da un buon bilanciamento e da un’apprezzabile prevedibilità al limite, quanto a messa punto la E60 pecca unicamente per scarsa capacità di assorbimento dell’assetto, inficiando quel fantastico compromesso tra comfort e sportività delle generazioni precedenti.
BMW M5 (E28) 1986 | BMW M5 (E34) 1992 Touring | BMW M5 (E39) 1997 | BMW M5 (E60) 2004 | |
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Velocità motore | 3'000 U/min-6'500 U/min | 7'000 U/min | 8'000 U/min | |
Prestazioni | 286 PS | 340 PS | 400 PS | 507 PS |
0–100 km/h | 6,5 sec | 6,1 sec | 5,3 sec | 4,7 sec |
Una domanda a cui è difficile rispondere. La E60 viene sovente osannata dagli appassionati per il suo iconico motore, ma alla guida è quella che entusiasma meno. La E39 rappresenta un perfetto ponte tra la guida analogica e una concezione “moderna” dell’automobile, sebbene lo sterzo infici un po’ il piacere di guidare. La E34, nonostante sia piuttosto pesante, è in grado di impressionare per quanto fosse matura già all’epoca restituendo belle sensazioni di guida e pure una certa fruibilità. Ma quella che ha fatto battere forte il cuore è stata la E28: autentica come lei, nessuna!
Testo: Benjiamin Albertalli
Immagini: BMW